Slide background

CONSULTA

Slide background
Slide background
Slide background
Slide background
Slide background
Slide background
Slide background
Slide background
Slide background
Slide background
Slide background
Alla ricerca di un catering
per il tuo matrimonio?
LE NOSTRE PROPOSTE
Slide background
Voglia di nuovi sapori
in cucina?
CLICCA QUI
Slide background
Sono tornate le
Cookin’ Experience
SCOPRI IL CALENDARIO
Slide background
Vuoi festeggiare
l’addio al nubilato
in cucina?
CLICCA QUI
Slide background
Cerchi un’idea per un
team building esclusivo?
CLICCA QUI
Slide background
Sei alla ricerca di
un VERO Brunch
in stile newyorkese?
CLICCA QUI
Slide background
Voglia di nuovi colori
in cucina?
CLICCA QUI

Il salmone, come sceglierlo?

Vii vorrei parlare di un certo argomento, per cosi dire, spinoso! 
È apprezzatissimo da tutti, è rosa, è morbido, è versatile in cucina, e tutti parlano delle sue proprietà benefiche... Avete capito bene! È proprio il salmone! 
Purtroppo però, questa specie è in un momento di grave crisi estistenziale, e ancora una volta è proprio l’essere umano che sta mettendo in pericolo la vita di questo pesce meraviglioso...
Anno dopo anno, il salmone selvaggio sta scomparendo.
E non è solo una questione di allevamenti intensivi, di maltrattamenti, di inquinamento delle acque, ma è soprattutto un problema di difesa della biodiversità, perchè, come dice Josh Murphy (regista del film Artifishal) “è questione di chiederci se vogliamo che rimanga qualcosa di selvaggio in natura, o se vogliamo addomesticare ogni singola specie, creando una nuova natura a misura dei bisogni umani”. La sua non è una speculazione filosofica, è che ogni singolo fiordo islandese ha la sua qualità di salmone, che si è evoluto nel corso di millenni a misura di correnti, temperatura, salti da fare per risalire il fiume... E con una semplice fuga dalle reti di contenimento, i salmoni d’allevamento vanno a risalire i fiumi e a deporre e fecondare le uova, creando una genetica mischiata, del tutto inadeguata a sopravvivere in quel fiordo. Pensate che i salmoni selvaggi dell’atlantico sono passati da essere 10 milioni negli anni ‘70 a 3 milioni oggi. 
Un secondo problema è quello dell’inquinamento delle acque: basti dire che 4 vasche (80mt di profondità) di allevamento di salmoni producono all’incirca la stessa quantità di escrementi dell’intera città di Reykjavik, capitale dell’Islanda. E queste cosiddette “vasche di allevamento” sono delle semplici reti in mezzo al fiordo, il che significa che tutti questi liquami si riversano liberamente ogni giorno nell’acqua. Il problema è che i salmoni di allevamento, nella maggior parte dei casi, non mangiano lo stesso cibo dei salmoni selvatici; si nutrono di cibo composto da mangimi animali, additivi chimici, soia OGM, ormoni, antibiotici, ecc. che va ad inquinare l’ambiente circostante, uccidendo in particolare due crostacei, il gambero e il krill, principale fonte di sostentamento dei salmoni selvatici. Questi crostacei sono anche i responsabili della colorazione rosa-arancione della carne dei salmoni, che senza di essi è grigia; ovviamente nessuno comprerebbe una carne di salmone grigia. Ma con un semplice trucco si può ovviare a questo problema: se i salmoni d’allevamento sono nutriti con del cibo mischiato a coloranti, pochi giorni prima della macellazione, la loro carne si colora di rosa, e gli acquirenti la acquistano perchè è simile a quella “vera”, ma ad un prezzo molto vantaggioso.
La soluzione però ci sarebbe: è un sistema di allevamento a terra chiamato “close-contained”, le cui vasche sono separate dal mare; ciò migliorerebbe senz’altro questi problemi, garantendo in primis una pulizia costante dell’acqua ed evitando l’inquinamento genetico.
Tuttavia, c’è anche da dire che non tutti gli allevamenti di salmoni creano problemi di tipo ambientale: alcune aziende lavorano insieme alla natura, in una collaborazione dettata principalmente dall’ambiente circostante e non solo dal puro capitalismo. Ad esempio quindi, le reti in cui stanno i salmoni sono più resistenti, evitando la fuoriuscita di pesci in mare aperto, e la quantità di pesci per metro quadro permette a questi ultimi di potersi muovere liberamente senza entrare in stretto contatto tra di loro; sviluppano quindi una muscolatura migliore e una superiore qualità della carne. Inoltre vengono nutriti con alimenti marini presi direttamente dal loro ambiente circostante, come i gamberi e i krill, senza dover quindi ricorrere all’utilizzo di coloranti e agenti chimici per rendere rosa, e quindi vendibile, la loro carne. 
La genuinità di questi prodotti è strettamente paragonabile a quella dei salmoni selvaggi, infatti garantisce una qualità migliore del prodotto ai consumatori, e soprattutto l’ambiente viene rispettato in tutta la sua essenza, senza che nessuno se ne approfitti.
Questo non vuole spingervi, cari lettori e lettrici, a non mangiare più salmone; il mio obiettivo è rendervi consapevoli e portarvi a scegliere qualità di salmone migliori rispetto a quelle della grande distribuzione, e ricordarvi che non è sempre vantaggioso scegliere il prodotto più economico!